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L’ associazione musici e sbandieratori della città di Bucchianico, trae le proprie origini dalla festa dei banderesi, antica tradizione, rievocazione, ambientata del XIV secolo, che si svolge a Bucchianico, ogni anno nel mese di maggio. Questa festa è iscritta alla F.I.G.S. e alla federazione europea giochi e manifestazioni storiche.
Si racconta che nel XIV secolo, Chieti minacciava di invadere Bucchianico, per sottometterla alla sua giurisdizione, ed aveva schierato le sue truppe in prossimità del confine sull’alento. I bucchianichesi ricorsero al Sergentiere, che era il capo della milizia, ruolo tuttora a carica ereditaria, affinché radunasse le truppe e le conducesse alla vittoria.
Avendo a disposizione un esiguo numero di soldati, al Sergentiere venne in sogno S. Urbano, che gli suggerì uno stratagemma per poter evitare lo scontro diretto ed assicurare la pace. Bisognava richiamare all’interno delle mura la popolazione rurale, far indossare loro delle fasce o bande (da qui poi il nome banderese), blu e rosse e dei pennacchi realizzati con piume, per poi farli avanzare lungo i bastioni murari per più volte, con un movimento a serpentina, detto ciammaichella, in modo da far sembrare più numerosi gli uomini a disposizione del Sergentiere. Per far questo, il Sergentiere affidò il compito ad un contadino, chiamato Banderese, a carica annuale, affinché si preoccupasse di radunare i coloni all’interno delle mura. Lo stratagemma funzionò, e i chietini, temendo che fosse arrivato un esercito alleato in difesa del paese, rinunciarono e si ritirarono. È una festa, quella dei banderesi, che testimonia, l’unità della popolazione rurale e quella castellana, ma soprattutto contadina, ed è per questo che bisogna definirla tradizione, perché essa è legata ad una serie di riti rurali, come quelli dei cicli agrari, con la benedizione dei quattro cantoni, o la presenza dei cesti infiorati con tutti i vari simboli annessi, che fanno riferimento alla prosperità e alla fertilità.

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I musici sono da sempre presenti nella festa poiché la figura del tamburino e del suonatore di chiarina si perde nella notte dei tempi. Greci ed egizi utilizzavano queste categorie per radunare folle prima dell’annuncio dell’araldo o, in tempo di guerra, per dettare il passo di marcia e per suonare l’attacco o la ritirata. Nel medioevo tamburini e chiarine erano usati soprattutto in ambito militare  ed erano essi stessi dei soldati.
Il tamburo medievale, dal suono cupo e basso, era costituito da una cassa cilindrica, alle cui estremità si fissava con delle corde una pelle animale, prevalentemente capra. Solo in epoca rinascimentale comparsero i primi, tamburi dalla cassa più corta e ai quali si applicava sulla pelle inferiore, una cordigliera, fatta di budelli animali che producevano un suono rullato.DSCF0402 Ai musici, nel ’96, sono stati affiancati gli sbandieratori, per arricchire e
valorizzare il corteo storico della festa. Già nei secoli passati era consuetudine che i suonatori, accompagnassero le gesta degli alfieri, in epoca di pace, con pezzi ritmati, a modo di marcia.
Oggi, in epoca moderna, ci sono state delle evoluzioni per quanto riguarda l’accompagnamento musicale degli esercizi degli sbandieratori, essendo questi ultimi degli atleti a tutti gli effetti. Si suonano ritornelli o melodie vere e proprie e si cerca di sincronizzarle con il lancio delle bandiere. Da questo punto di vista, sebbene sia giusto rispettare il più possibile le tradizioni, non si può esimere dal dire che sia la figura dello sbandieratore che quella dei suonatori, abbiano avuto un’ evoluzione rispetto a ciò che rappresentavano un tempo. Tutto questo dovuto anche all’uso dei materiali. Nel caso delle bandiere, ad esempio, oggi si usano aste in carbonio o teli molto leggeri, addirittura a stampo digitale, non più dipinte a mano, come si faceva prima. Stesso discorso per i tamburi, che utilizzano pelli in plastica o corde in polipropilene, in ragione di una comodità e praticità, di una manutenzione dei materiali più rapida, rispetto a quella che poteva essere in passato.